Debito

venerdì 5 aprile 2013

Il mistero del “Fuoco Sacro” di Gerusalemme

L’interno della basilica del “Santo Sepolcro” di Gerusalemme
 durante il rito della cerimonia pasquale. Al centro c’è la cripta ritenuta
 la tomba del Cristo. Al suo interno avviene il fenomeno
 della manifestazione del “Fuoco Sacro”

Una fiamma che non brucia nel Santo Sepolcro. Un fenomeno già apparso ai primi cavalieri crociati che conquistarono Gerusalemme. La ricerca degli scienziati russi mette in campo sconosciute frequenze di onde radio. Una antica tecnologia di una civiltà scomparsa utilizzata a scopi religiosi? 




Il mistero del "Santo Sepolcro"
Dopo la conversione al cristianesimo dell'imperatore Costantino, l'Impero romano venne totalmente cristianizzato. Di conseguenza i templi pagani su tutto il territorio dell’Impero vennero distrutti e i loro sacerdoti incarcerati e mandati al confino a Skytopolis in Siria per essere rieducati.
Nel 325, il Vescovo di Gerusalemme durante il Concilio di Nicea chiese all'Imperatore di abbattere i templi pagani che esistevano nella “Città Santa” e di edificare nuovi templi che mettessero in evidenza i luoghi che erano stati il teatro delle vicende attribuite alla nascita e alla morte del Cristo.
La prima opera urbanistica, seguita personalmente da Elena, la madre di Costantino, fu quindi la costruzione, nel 335, della basilica costantiniana conosciuta poi come il "Santo Sepolcro".
Sebbene la narrazione dei Vangeli ponesse il luogo della sepoltura del Cristo ben fuori delle mura vecchie di Gerusalemme, come è anche oggi convinzione delle Chiese protestanti, la basilica venne realizzata all'interno della città prendendo il posto di un importante tempio pagano preesistente, dedicato alla dea Venere, fatto costruire dal precedente imperatore Adriano nel 135.
Abbattuto il tempio pagano, per edificare il nuovo edificio vennero apportate radicali modifiche all'ambiente, demolendo parte di una collina e asportando cospicuo materiale roccioso. La basilica una volta ultimata risultò costituita da tre chiese collegate tra di loro e comprendeva al suo interno, come in un diorama, i principali luoghi dello scenario descritto dal Vangelo, come il monte Golgota della crocifissione e la cripta dove sarebbe stato sepolto, per poi risorgere, il Cristo.
A seguito delle crociate in Terra Santa, iniziate intorno all’anno Mille, la basilica venne gestita per qualche tempo dai cattolici, per ultimi dai frati dell'Ordine francescano. Nei secoli seguenti Gerusalemme fu riconquistata dall’Impero Ottomano che tuttavia concesse ai pellegrini cristiani l'accesso alla basilica che intanto aveva subito numerose modifiche strutturali e di stili.

Dal 1852 le autorità ottomane che dominavano il territorio, a fronte delle cruente dispute tra le varie confessioni cristiane che vantavano, ciascuna, il possesso esclusivo della basilica, la diedero in concessione al Patriarcato ortodosso con il decreto conosciuto con il nome di "Statu quo". Oggi la basilica del Santo Sepolcro, detta anche "Chiesa della Resurrezione”, è la sede del Patriarcato ortodosso di Gerusalemme che regola indiscusso le celebrazioni dei cattolici e degli armeni all’interno della basilica.
Proprio questo edificio, che rappresenta la meta di migliaia di pellegrinaggi di fede cristiana, è al centro di un particolare e misterioso fenomeno conosciuto come il “Fuoco Sacro” di Gerusalemme.
Accade infatti che da secoli, in occasione della Pasqua ortodossa, nel corso della cerimonia religiosa del Sabato Santo, all’interno della cripta deputata ad essere la tomba del Cristo si manifesti una fantasmagorica pioggia di fuoco che scende dalle pareti fino al piccolo altare.
C’è da aggiungere che il fenomeno si mostra solamente quando nella cripta officia il Patriarca ortodosso o un Vescovo da lui delegato. Quando altri religiosi hanno provato a sostituire gli ortodossi, non sono mai riusciti ad ottenere alcun risultato. Il che induce a pensare che evidentemente le gerarchie ortodosse possiedano qualche particolare conoscenza che porta ad attivare il misterioso fenomeno.
Un evento impressionante che per il suo impatto mediatico ricorda per molti versi quello della liquefazione del “sangue di San Gennaro” a Napoli. Inutile dire, in questo caso, che San Gennaro non è mai esistito e che persino la Chiesa cattolica ha preso le dovute distanze dall’evento.

La fiamma che i fedeli ricevono dal Patriarca ortodosso ha la caratteristica
 di non bruciare chi la tocca per circa trenta minuti

Il fenomeno della fiamma fredda
La cerimonia del “Sacro Fuoco” segue una accurata prassi. La mattina del Sabato Santo avvengono accurati e minuziosi controlli, da parte della polizia israeliana, all’interno della cripta deputata a tomba del Cristo al fine di escludere categoricamente la presenza di qualche oggetto in grado di produrre il “Sacro Fuoco”. Quindi la cripta viene sigillata.
Verso sera il Patriarca ortodosso di Gerusalemme, dopo essersi tolto tutti i paramenti sacri ad eccezione della tunica rituale ed essere stato accuratamente perquisito dalle autorità civili, entra nel Sepolcro, a candele spente, e si inginocchia a pregare.
Ed è qui, immediatamente oppure dopo qualche ora di preghiera, che sul marmo che ricopre la lastra della tomba cominciano ad apparire scintille di fuoco come gocce luminose.
I testimoni che hanno avuto modo di osservare il fenomeno raccontano di aver sentito un forte schiocco precedere la loro formazione. Altri raccontano di aver sentito un forte e prolungato sibilo, accompagnato quasi simultaneamente da lampi di luce blu e bianchi che iniziano a serpeggiare sulle pareti come dei flash impazziti.
Il Patriarca raccoglie le gocce di fiamma con l’aiuto di batuffoli di cotone e con questi accende le torce e le candele che sono all’interno della cripta. C’è chi dice che alle volte le torce si accendono addirittura da sole, spontaneamente, mentre il Patriarca è intento a pregare.
Poi il Patriarca esce dalla cripta e porge la fiamma delle sue torce alle torce dei fedeli in attesa che si distribuiscano tra di loro il “Sacro Fuoco”.

Un fedele fa scorrere le mani sulla fiamma fredda.
Già i crociati che conquistarono per primi Gerusalemme
 poterono osservare il misterioso fenomeno

E qui avviene un altro fenomeno inspiegabile. Stando al racconto di testimoni diretti, il fuoco che arde sulle torce, benché abbia l’aspetto di una fiamma ordinaria, per diversi minuti non manda calore. Si può porre la mano sulla fiamma senza bruciarsi. E’ consuetudine che i fedeli passino la fiamma delle torce sul viso, sulle folte barbe e sugli abiti senza che si incendi nulla. C’è stato anche chi ha tentato di respirare questo fuoco senza subire alcun danno.
Dopo circa una trentina di minuti, il fuoco prende a scottare e c’è chi ha notato che esso inizia a far male solo dopo che la fiamma delle torce ha cambiato colore, divenendo da azzurrina a rossa.

Alcuni cenni storici sul fenomeno
Secondo la convinzione dell’Archimandrite ortodosso Leonide, le più antiche notizie relative al «Fuoco Sacro» di Gerusalemme avrebbero origine nella più profonda antichità.
Del fenomeno ne parlano già San Gregorio di Nissa, nel 350, San Giovanni di Damasco, nel 750, e lo storico della Chiesa Eusebio di Cesarea del IV secolo.
Il cronista della chiesa romano Baronius nel 1500 citava che: "I cristiani occidentali, avendo ripreso Gerusalemme ai Saraceni parlano di aver visto un miracolo quando, il Sabato Santo, le candele si accesero spontaneamente vicino alla tomba del Signore. Sembra che questo miracolo si produca laggiù abitualmente”.
Un aneddoto raccolto tra le cronache dell’intensa storia della basilica del Santo Sepolcro riguarda un episodio accaduto nel 1549, quando gli Armeni, nel tentativo di sostituirsi agli ortodossi, nella conduzione della cerimonia del “Fuoco Sacro” corruppero il sultano Mourat per ottenere il permesso di recarsi nella Chiesa del Santo Sepolcro per presenziare la cerimonia. Estromesso il Patriarca ortodosso fuori dalla cripta, i loro dignitari presero il suo posto all’interno e iniziarono la cerimonia pasquale. In merito a questo episodio, l’arabo Huri Fosi scrisse nel 1910: "Invano gli Armeni invocavano Dio, il Fuoco non voleva discendere. All'improvviso s'udì un rimbombo del tuono e dalla colonna di marmo, presso la quale attendeva il Patriarca ortodosso, apparve il Fuoco". Colonna che ancora oggi si può vedere, squarciata, nei pressi della cripta della tomba del Cristo.
Tutto farebbe pensare che la dinamica del fenomeno del “Sacro Fuoco” sia un segreto ben custodito dal Patriarcato ortodosso attraverso i secoli.
Del resto, ancora oggi non si riesce a dare una spiegazione scientifica al fenomeno della liquefazione del sangue di San Gennaro che si manifesta a Napoli e che palesemente, non essendo mai esistito il Santo in questione, deve rappresentare probabilmente il frutto dell’ingegno di qualche alchimista cristiano del passato in vena di vendere reliquie religiose.

Le rilevazioni dei ricercatori russi
Il fenomeno del “Fuoco Sacro” di Gerusalemme è stato sempre al centro dell’attenzione di vari ricercatori che hanno cercato di spiegarlo da un punto di vista razionale, negando ogni possibile apporto trascendente.
La convinzione di questi ricercatori era che il fenomeno non poteva, per principio, avere nulla di divino poiché l’ubicazione della cripta, deputata ad essere la tomba del Cristo, non rispondeva a quella che avrebbe dovuto essere. Ovvero avrebbe dovuto trovarsi all’esterno delle mura antiche di Gerusalemme, insieme alle tante altre realizzate secondo la consuetudine millenaria.
Nel 2008, in occasione del rito pasquale, il fisico russo Andrey Volkov, introducendosi come uno dei tanti pellegrini nella basilica del Santo Sepolcro, condusse in gran segreto delle misurazioni scientifiche del fenomeno allo scopo di dare una spiegazione.

Una delle misteriose sfere luminose che vengono viste transitare
all’interno della basilica durante la cerimonia pasquale del “Fuoco Sacro”

La sua apparecchiatura permise di constatare la presenza di un forte spettro di radiazione elettromagnetica all’interno della cripta e rilevò un inspiegabile impulso sulla frequenza delle onde lunghe proprio al comparire del “Sacro Fuoco”. Volkov ebbe l’impressione di trovarsi di fronte ad una scarica elettrica a bassissimo amperaggio. Ovvero una scarica elettrica di grande effetto psicologico, ma che non poteva essere in grado di produrre danni alle persone.

Volkov, a conferma di questa ipotesi, osservò che la discesa del “Fuoco Sacro” nella cripta si legava ad una inconsueta energia azzurrina che fluiva lungo i muri fino a raggiungere la pietra su cui pregava il Patriarca ortodosso. Fenomeno che oggi, a causa del bombardamento dei flash dei fedeli, risulta difficile da vedere.

Andrey Volkov ha portato a valutare che il plasma elettrico a bassa temperatura può assomigliare ad una fiamma, ma non brucia. Su questa constatazione ha ipotizzato che, se alla base del fenomeno del “Fuoco Sacro” ci fosse il principio di una tecnologia basata sull’elettricità, tutto farebbe pensare che nei batuffoli usati dal Patriarca ortodosso per raccogliere il fuoco e nelle stesse candele, che si accendono da sole, potrebbe esserci qualche sostanza in grado di mantenere la carica elettrica del plasma che poi, dopo un po’ di minuti, si trasformerebbe in una vera e propria fiamma.

Questo potrebbe spiegare perché all’inizio il “Fuoco Sacro” delle candele non scotta ad avvicinarlo, ma solo dopo, a seguito della prolungata azione del plasma elettrico, la fiamma si attiva veramente.


L’eredità di antiche conoscenze dell’Impero romano?


A fronte delle ipotesi avanzate dal ricercatore russo sulla base delle rilevazioni scientifiche effettuate all’interno della cripta è inevitabile chiedersi se il “Fuoco Sacro” non possa trattarsi in effetti della manifestazione di una qualche tecnologia sconosciuta utilizzata dagli ortodossi a scopi religiosi.
Del resto la stessa Chiesa cattolica, che ha disconosciuto il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro, nonostante il nutrito seguito di fedeli, non ha mai avuto l’idea di provare a ricevere il “Fuoco Sacro” nel Santo Sepolcro. Anzi non ha mai voluto neppure farne parola.
Potrebbe essere che la Chiesa cattolica sappia che cosa ci sia effettivamente all’origine del fenomeno del “Fuoco Sacro” e possa immaginare l’impatto mediatico negativo che potrebbe avere, prima o poi, sulla sua credibilità dottrinale se utilizzasse anch’essa questo fenomeno.
Vista l’ubicazione della cripta, ricavata sul luogo dove sorgeva una importante e imponente basilica pagana dell’era precristiana, si potrebbe pensare che il fenomeno del “Fuoco Sacro” possa essere in relazione alle conoscenze tecnologiche dell’antico Impero romano cooptate da Costantino per sostenere il nuovo corso della cristianizzazione dell’Impero.
Del resto le scoperte, effettuate recentemente presso la “Domus Aurea” dell’imperatore Nerone, hanno portato a ritenere che gli antichi romani possedessero una avanzata tecnologia in molti campi, che tuttavia non usavano al fine di mantenere un sistema sociale fondato sulla forza lavoro degli schiavi che rappresentavano una testimonianza della grandezza militare e espansionistica dell’Impero.

Non è fantasia affermare che i popoli antichi avessero familiarità con l’elettricità. Si ha notizia ad esempio, attraverso la lettura di testi minoici, che le sacerdotesse dell’isola di Creta avevano la capacità di attirare dal cielo le scariche elettriche e di immagazzinare la loro forza per restituirla durante le cerimonie sacre allo scopo di impressionare i fedeli dei loro culti.
E proprio nell’antica Roma l’elettricità doveva essere un fenomeno ben conosciuto. Gli storici romani Plinio e Tito Livio riportano ad esempio che il re Numa Pompilio conosceva il segreto di portare a terra il fulmine di Giove Tonante ed era in grado di immagazzinare la sua forza per scagliarlo a suo piacere verso i suoi nemici o a quant’altro gli piacesse avere come bersaglio.
Il romano Servio Tullio era della convinzione che già i primi abitanti della Terra non avevano mai portato il fuoco ai loro altari, in quanto riuscivano attraverso la preghiera a portare giù dal cielo il “Fuoco celeste”.
Inoltre, nell’ambito delle conoscenze oggi misconosciute dell’Antica Roma, c’è il mistero delle cosiddette “lampade eterne” che illuminavano le notti degli Imperatori romani e che non erano alimentate da olio o da altro combustibile noto.
Agostino, dottore e santo della Chiesa cattolica, è un testimone involontario e degno di considerazione circa l’esistenza di una di queste lampade. E guarda caso cita questa “lampada eterna” proprio in relazione con un tempio dell’Egitto romanizzato dedicato a Venere. La stessa divinità pagana a cui era stata dedicata la basilica di Gerusalemme, fatta edificare dall’imperatore Adriano e sulle cui fondamenta venne fatta costruire da Costantino la basilica del Santo Sepolcro.

Lo squarcio in una delle colonne della basilica prodotto nel 
1549 dal “Fuoco Sacro”. Il Patriarca ortodosso era stato

 allontanato dalla cripta dagli armeni che volevano 
impossessarsi del fenomeno. Ma non ci riuscirono
: il “Fuoco Sacro” si manifestò, contrariamente alla 
consuetudine, fuori dalla cripta, al fianco
 del Patriarca ortodosso in attesa


Sfere luminose e altri misteri
Un altro fenomeno legato alla cerimonia pasquale del “Fuoco Sacro” è l’occasionale presenza di piccoli globi luminosi che vengono visti transitare sulle teste dei fedeli.
Molti testimoni affermano di averli visti e fotografati. Altri dicono che questi globi alle volte sono in grado di fermarsi per scendere sui fedeli ad accendere le loro torce.
Un fenomeno che ricorda inevitabilmente quello delle sfere luminose che vengono di tanto in tanto osservate sui “crop circles”, i grandi disegni ricavati nei campi di grano, anch’essi realizzati con l’emissione di onde elettromagnetiche.
Le stesse misteriose onde elettromagnetiche che, sempre in relazione ai crop circles, hanno prodotto, dal 2003 in poi, piccoli incendi inspiegabili nelle case della cittadina di Caronìa, in Sicilia, lasciando senza una spiegazione sulla loro origine la Commissione del Governo italiano che se n'era occupata nel 2007. In questo caso la Procura di Palermo avviò un’inchiesta su ignoti che si riteneva possedessero l’idonea tecnologia per attivare i fasci di onde elettromagnetiche rilevate in occasione dei fuochi spontanei.

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